Reddito di base: ecco come cambierà il reddito di cittadinanza 

Il reddito di cittadinanza subirà delle modifiche perché in un anno e mezzo si è trasformato in un contributo meramente assistenziale: l’obiettivo del Governo Conte è quello di applicare in modo più vigoroso la misura, che è nata con l’intento di sostenere chi non ha un lavoro a trovarne uno nel minor tempo possibile. Ecco come stanno le cose in questo momento e quali sono gli step previsti per il prossimo futuro. 

Reddito di base: ecco come cambierà il reddito di cittadinanza 

Il Governo Conte ha tutte le intenzioni di modificare il reddito di cittadinanza, attraverso l’introduzione di un’applicazione che servirà a incrociare domanda e offerta. Si ipotizza pertanto una stretta per quelle persone che rifiuteranno i lavori proposti durante l’erogazione dell’indennizzo economico, che rappresentano il vero obiettivo alla base della misura stessa. 

Il Premier si auspica che «una soluzione sia operativa entro sei mesi» altrimenti «il reddito di cittadinanza in questo modo rischia di essere una misura assistenziale senza progettualità»: la necessità è diventata una vera e propria urgenza, anche in seguito a tre riunioni avvenute alla presenza del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, del ministro dell’Innovazione digitale Paola Pisano e del presidente dell’Anpal (l’Agenzia nazionale delle politiche attive sul lavoro), Domenico Parisi.

Le critiche di Conte alla Catalfo e a Parisi si sono basate sul fatto che ad oggi, dopo un anno e mezzo dall’introduzione del reddito di cittadinanza, non esista ancora un sistema unico informatico diffuso a livello nazionale, che permetta di mettere in contatto i disoccupati che ricevono il RdC con le aziende che cercano personale da impiegare. 

Il contenuto della riforma del reddito di base

Per fare in modo che il reddito di cittadinanza non perda il senso per il quale è stato creato ed evitare che si trasformi in un deterrente alla creazione di occupazione, in una misura non a termine, puramente assistenziale e non nel mezzo per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, è dunque necessaria una riforma. 

Questo è il motivo per il quale Conte ha incaricato la ministra Pisano di istituire una task force, la quale avrà il compito specifico di progettare una struttura informatica che permetta ai sistemi attualmente utilizzati dalle 20 Regioni italiane di comunicare tra loro: lo step finale dovrebbe essere quello di creare un’appliccazione nazionale che renda sia più efficace la costruzione di un ponte fra domanda e offerta, e sia impossibile il rifiuto delle offerte di lavoro

Conte vuole una risposta certa entro sei mesi di tempo ed è molto probabile che, al fine di rendere concrete quelle che in questo momento sono soltanto parole, vengano introdotti degli incentivi per le imprese, le quali saranno invitate a iscriversi al sistema. 

Il ministro Luigi Di Maio ha cercato di difendere lo strumento contro chi vuole sabotarlo, invitando i Comuni ad applicarlo meglio, per esempio attraverso l’approvazione dei regolamenti per i lavori di pubblica utilità, con i quali sarebbe possibile reclutare i beneficiari del RdC. 

Lo strumento informatico che Conte mira a realizzare permetterebbe anche di scovare chi sono tutti quei soggetti che rifiutano le offerte di lavoro che vengono loro proposte nel momento in cui stanno percependo l’assegno mensile del Reddito. 

Diversa l’opinione di Francesco Paolo Sisto di Forza Italia, che vede nello strumento un enorme spreco di soldi. A tal proposito ha infatti dichiarato “Sul reddito di cittadinanza è inutile girarci attorno: nessun correttivo può essere sufficiente a far funzionare uno strumento nato male che si è trasformato da misura per il reinserimento lavorativo in una mancetta di Stato. Il reddito ha fallito e va eliminato”.

Ha in seguito aggiunto: “Una veloce disamina di ciò che non ha funzionato vede i navigator pagati per non essere utilizzati, cifre illegittimamente elargite a boss mafiosi e criminalità di ogni specie, percettori del sussidio che rifiutano le proposte di lavoro e preferiscono rimanere sul divano. C’è solo una strada da percorrere: dire basta al costoso spot elettorale del Movimento 5 Stelle e impiegare le risorse per favorire la creazione di veri posti di lavoro”.

A proposito del reddito di cittadinanza di settembre

Il reddito di base non viene versato sul conto corrente dei contribuenti che hanno diritto a riceverlo, ma viene erogato tramite la Carta del Reddito di Cittadinanza, sulla quale ogni mese si riceve l’importo dovuto, che deve essere utilizzato nel rispetto di determinati termini e per l’acquisto di tutta una serie di beni e servizi. 

Alcuni citttadini non hanno ancora ricevuto l’importo del RdC relativo al mese di settembre, che risulta essere attualmente sospeso: ci sono, pertanto, 1 milione di persone che sono in attesa dell’arrivo dell’ultima mensilità. Qual è il motivo di questo insolito ritardo da parte dell’INPS

Nella pratica, dal mese di settembre è diventato obbligatorio il taglio del 20% del contributo nel caso di somme che non sono state spese nei mesi precedenti: quindi i beneficiari che non hanno speso entro la fine di agosto l’importo accreditato a luglio, riceveranno una decurtazione pari al 20% a settembre. 

Purtroppo il sistema utilizzato per tagliare gli importi del RdC sulla base del contenuto della normativa non è perfetto: sono stati infatti riscontrati degli errori e questo è il motivo per il quale molti beneficiari non hanno ancora ricevuto il contributo previsto a settembre, il quale potrebbe comunque essere erogato proprio oggi, martedì 29 settembre 2020. 

Perché il reddito di cittadinanza è stato un flop

Il Reddito di base è entrato in vigore il 6 marzo del 2019: la norma prevede che i soggetti beneficiari debbano accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue che sono state ricevute dai centri per l’impiego o dalle piattaforme digitali collegati all’Anpal, ovvero l’Agenzia nazionale delle politiche attive per il lavoro, o al Ministero del Lavoro.

Il principale problema legato alla misura consiste nel fatto che è stata introdotta sia per contrastare la povertà, sia come strumento di sostegno per la ricerca attiva del lavoro: solo che, a conti fatti, dei 4 miliardi che sono stati erogati a 1 milione di persone, soltanto 20.000 hanno trovato lavoro grazie al RdC. Quindi soltanto il 2%. 

I dati riportati da Anpal hanno messo in evidenza che, al 31 gennaio 2020, i beneficiari del reddito di cittadinanza che cercavano lavoro erano più di 900.000, ma soltanto 39.760 sono riusciti a ottenere un contratto, ovvero il 4,4% del totale. Anpal non ha però specificato se il risultato sia stato ottenuto grazie al sostegno degli strumenti messi a disposizione dal RdC, oppure no. Ciò significa che, in realtà, il dato reale potrebbe essere molto più basso. 

Il flop della misura si lega anche alla fretta con la quale il RdC è stato introdotto: per molti è stato utilizzato come un mero strumento per accaparrarsi voti e consensi, quando invece era necessario un intervento mirato e anticipato su altri punti, come per esempio un miglioramento del funzionamento dei centri per l’impiego a livello nazionale. 

La misura dovrebbe comunque rimanere in vigore per tutto il 2021, ma le modifiche richieste da Conte rappresentano senza dubbio una priorità, altrimenti si rischia di erogare altri soldi senza raggiungere i risultati sperati. 

Della necessità di intervenire sull’attuale assetto del RdC ha parlato il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Francesca Puglisi in un’intervista al Corriere della Sera, nella quale ha affermato che:

“Oggi i percettori del reddito perdono l’intero sussidio anche se trovano un lavoretto da pochi euro. E invece bisogna incentivare l’accettazione di occupazioni anche a tempo parziale, scontando dal sussidio le somme guadagnate soltanto fino a una certa soglia. Così renderemmo vantaggioso lavorare piuttosto che stare a casa con il sussidio. E poi bisogna anche slegare i destini di ogni componente del nucleo familiare. Oggi se il padre prende il reddito e il figlio convivente trova un lavoro, la famiglia perde l’intero sussidio. Anche questo è un disincentivo al lavoro che va corretto”.

Stando ai risultati ottenuti dal RdC, però, tra gli esponenti del mondo della politica non si respira solo aria di riforme. C’è infatti chi chiede la cancellazione totale del Reddito di base.

Oltre alla già citata Forza Italia, fa parte di questo schieramento il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che si è opposto con le seguenti parole: “È stato approvato il piano shock in piccolo nel decreto Semplificazioni. Il vero ruolo di Italia Viva è questo: ci dicono che siamo folli e poi ci danno ragione. Certo, con lo sblocca cantieri ci hanno messo otto mesi ma alla fine c’è. La mossa del cavallo questa: basta reddito di cittadinanza, sussidi e assistenzialismo”.