Pignoramento conto corrente: in quali casi e come evitarlo

Quando si ha un debito verso un creditore, in particolare l’Erario, uno dei problemi in cui ci si può imbattere è il pignoramento del proprio conto corrente, con tutti i seri disagi che questo comporta. È però possibile rendere meno disastrosa un’eventualità del genere, ad esempio con un conto cointestato o dimostrando di percepire come versamenti sul conto soltanto lo stipendio o la pensione.

Pignoramento conto corrente: in quali casi e come evitarlo

Il Fisco conosce i nostri conti 

Oggi l’Anagrafe tributaria e l’Anagrafe dei conti hanno a disposizione una panoramica pressoché totale e fedele della nostra situazione in merito a conti correnti e patrimonio, e del resto è per questo motivo che dobbiamo essere sempre in grado di giustificare i versamenti sul conto, per non rischiare l’imputazione di evasione fiscale per ricavi in nero.

Questa trasparenza ha anche altri effetti. Dallo scorso 1° luglio, l’Agenzia delle Entrate Riscossione – che ha preso il posto di Equitalia – ha l’autorizzazione per accedere alle banche dati INPS. È diventata quindi molto più facile da esperire, in caso di debiti fiscali, la procedura per il pignoramento anche del conto corrente, con blocco immediato della disponibilità presente sul conto stesso e trasferimento del proprio patrimonio nelle casse dell’Amministrazione finanziaria per chiudere i debiti.

Quando si rischia il pignoramento del conto corrente

Ricevendo un titolo esecutivo per un proprio debito (come cambiali, decreti ingiuntivi, sentenze e così via) il creditore ha accesso a tre forme di pignoramento: immobiliare, mobiliare e presso terzi. È in quest’ultima fattispecie che rientra il pignoramento del conto corrente. In questo caso, il giudice autorizza il blocco delle somme per le quali il creditore agisce, mentre il saldo residuo resta nella disponibilità del titolare.
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Come evitare il pignoramento

Posto che – va da sé, ma è bene ricordalo – le tasse vanno sempre pagate e chi ha debiti verso l’Erario deve saldarli, possono esserci delle situazioni in cui il pignoramento viene considerato non dovuto e si cerca una via d’uscita legale per non avere quasi del tutto bloccata la propria disponibilità del contante. Il trucco più utilizzato è quello di trasferire il proprio denaro sul conto intestato a un familiare, oppure su un conto cointestato (in quest’ultimo caso l’Erario ha diritto a rivalersi solo sul 50% delle somme disponibili). In caso di trasferimento a un altro conto, è comunque indispensabile redigere una scrittura privata anche per documentare al Fisco la provenienza di tali redditi.

Anche tenere il conto in rosso, ma nei limiti del fido può essere un espediente, visto che le somme ricevute dal correntista per prima cosa ripristinano il fido scoperto e solo successivamente possono portare il saldo in positivo.

C’è da dire che, comunque, anche avere il conto in rosso non risolve il problema dei successivi versamenti, come quelli per lo stipendio o per la pensione. Dimostrare però che sul conto ci sono soltanto queste entrate permette il pignoramento solo di un quinto della somma, e non del 100%; in alternativa si può tenere un conto di riserva su una seconda banca, da usare come nuova destinazione per lo stipendio rispetto al conto pignorato.