Modello fondo perduto Agenzia delle Entrate: come presentare istanza di riconoscimento

Nel Decreto Rilancio è stato annunciato un contributo a fondo perduto per le imprese più colpite dal lockdown, ancora non è stato pubblicato il provvedimento attuativo dell'Agenzia delle Entrate. Ecco però cosa si sa sulla modalità di presentazione delle domande per l'istanza di riconoscimento e una prima bozza del modello per inoltrare la richiesta degli aiuti di Stato

Modello fondo perduto Agenzia delle Entrate: come presentare istanza di riconoscimento

Entro il 19 Giugno l’Agenzia delle Entrate dovrebbe ufficializzare il modello di richiesta del contributo a fondo perduto per le aziende italiane colpite dalla crisi seguita alle misure di contenimento del coronavirus. Nel frattempo però circolano le prime bozze di una possibile domanda, l’anticipazione è stata pubblicata dal sito Informazione Fiscale. Ecco dunque cosa si sa di questo provvedimento e degli altri aiuti decisi dal Governo Conte per sostenere le imprese del Paese in questo delicato momento.

Il Decreto Rilancio contiene dei contributi piuttosto corposi per il tessuto imprenditoriale e per la ripresa delle attività costrette a mesi di chiusura e ad ingenti spese per la ripartenza post lockdown. Tra le nuove disposizioni e la riconferma dei principali contributi previsti nei Decreti di Marzo, sia per le famiglie che per le aziende, la manovra avrà un peso pari a 55 miliardi di euro.

Il Decreto Rilancio, cosa prevede

I principali provvedimenti di questo atto sono:

  • rinnovo del bonus da 600 euro per gli autonomi, i lavoratori agricoli e dello spettacolo
  • proroga della cassa integrazione sia ordinaria che in deroga per un massimo di 9 settimane
  • rinnovo dei fondi per ammortizzatori sociali, come la NASPI
  • blocco del saldo dell’IRAP per il 2019 e dell’anticipo per il 2020 per imprese con fatturato fino a 250 milioni di euro
  • stop IMU per le attività turistiche
  • blocco delle cartelle esattoriali e dei nuovi accertamenti fiscali
  • sono stati posticipati anche gli aumenti delle accise e dell’IVA
  • rinnovato il congedo parentale, in alternativa è possibile richiedere il bonus baby sitter (valido anche per pagare le quote dei campi estivi per i minori)
  • bonus vacanze
  • bonus colf e baby sitting
  • i pagamenti delle principali tasse in scadenza sono stati posticipati a Settembre
  • fondi per saldare i debiti delle Pubbliche amministrazioni verso i fornitori
  • bonus del 110% per i lavori di miglioramento dell’efficienza energetica e sismica delle abitazioni
  • credito di imposta al 60% sugli affitti per le aziende che abbiano perso il 50% del fatturato
  • blocco dei licenziamenti fino a Settembre
  • fondi per il rafforzamento delle risorse operative in ospedali e presidi medici
  • regolarizzazione dei lavoratori agricoli e dei servizi per la cura della persona
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Le indennità a fondo perduto

Una delle misure accolta in modo molto positivo dalle imprese, medio piccole, è stata quella degli indennizzi a fondo perduto per le aziende (con un fatturato che non superi i 5 milioni) che abbiano perso i 1/3 delle proprie entrate. Questo è stato grosso modo quanto annunciato dal presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, prima che il Decreto fosse presentato alle Camere per essere approvato.

A distanza di quasi un mese si stanno delineando meglio i contorni delle diverse misure e anche per questo provvedimento riguardante gli aiuti di Stato per le imprese costrette alla chiusura nel periodo del lockdown iniziano ad essere più chiari i termini per le richieste. Sarà l’Agenzia delle Entrate ad occuparsi delle domande dei contributi, ma non è ancora stato reso disponibile un modello ufficiale per presentare la richiesta.

Su Informazione Fiscale è però apparsa una bozza per l’istanza di riconoscimento dei fondi, vediamo quindi quali sarebbero secondo questo primo documento i dati necessari e i requisiti per ottenere il finanziamento. Il contributo di cui stiamo parlando è riservato ad imprese e autonomi ed è stato introdotto dall’articolo 25 del Decreto Rilancio.

Chi ha diritto a questa misura di sostegno

In genere questi provvedimenti sono gestiti dalla Pubblica amministrazione per incentivare la nascita di imprese femminili o di aziende innovative in settori strategici. Sono dei contributi molto vantaggiosi perché non prevedono la restituzione della somma o di interessi maturati. Il provvedimento del Decreto di Maggio sarà gestito dall’Agenzia delle Entrate ed è pensato per permettere alle imprese più in difficoltà di affrontare questa ripartenza post Covid-19.

La misura rientra in quelle per il sostegno all’economia e nel Decreto legge n.34 pubblicato in Gazzetta ufficiale il 19 maggio 2020 al punto 1 dell’articolo 25 si individuano con precisione i soggetti a cui è indirizzata: “esercenti attività d’impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario, titolari di partita IVA”. Negli articoli 2 e 3 poi vengono precisati i beneficiari e gli esclusi dal contributo.

In particolare potranno presentare la domanda all’Agenzia delle entrate i commercianti, i lavoratori autonomi e quelli agricoli con P. IVA, purché non rientrino tra coloro che hanno diritto al bonus da 600 euro e ai lavoratori dello spettacolo che possono richiedere l’indennità prevista dal Cura Italia . Non rientrano tra i beneficiari neanche i lavoratori dipendenti e i professionisti iscritti alle casse private.

Non hanno diritto a questo contributo, inoltre, le imprese la cui attività risulti chiusa e gli enti pubblici identificati dall’articolo 74 del Testo Unico delle imposte sui redditi (TUIR). Se vi state chiedendo quali siano gli enti che rientrano in questa categoria, ecco la definizione del TUIR: “Gli organi e le amministrazioni dello Stato, compresi quelli ad ordinamento autonomo, anche se dotati di personalità giuridica, i comuni, i consorzi tra enti locali, le associazioni e gli enti gestori di demanio collettivo, le comunità montane, le province e le regioni non sono soggetti all’imposta”.

I requisiti per fare domanda all’Agenzia delle Entrate

Allora chi può ottenere questo sostegno? Presto detto, le imprese e i professionisti che non superino il tetto massimo di 5 milioni di euro di ricavi e che ad Aprile 2020 abbiano subito una perdita di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019 di un terzo delle entrate. Per chi ha avviato la propria impresa dal 1° Gennaio dello scorso anno, per chi abbia una azienda con sede o domicilio fiscale nella zona rossa circoscritta a Febbraio dal primo Decreto.

Ci sono due precisazioni da fare rispetto a queste eccezioni. Per le neonate aziende e le start-up con circa un anno di vita al momento della chiusura non si terrà conto dei dati di fatturato e ricavi. Per quanto riguarda il cordone che indica la prima zona rossa in Italia, in via ufficiale questa porzione comprende gli 11 comuni che per primi sono stati sottoposti alla chiusura per contenere il contagio: Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini, Vo’.

Le modifiche per i contributi ai comuni più colpiti

Intorno al Decreto Rilancio e alle disposizioni in cui si fa cenno alle aree della prima zona rossa è nata una polemica molto accesa. Oltre alla misura di cui stiamo parlando in questo articolo infatti, il provvedimento di Maggio stabilisce anche l’istituzione di un fondo di 200 milioni di euro che doveva essere destinato ai comuni della bergamasca, del bresciano, del lodigiano e delle province di Cremona e Piacenza più colpiti dall’emergenza sanitaria. Si tratta delle disposizioni previste dall’articolo 112 del Decreto.

Dopo la pubblicazione della bozza però c’è stata una levata di scudi da più parti ed è stato annunciato un emendamento che modifichi questa norma. In particolare, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, con la prima versione del provvedimento sarebbero stati esclusi da questo fondo le 298 comuni che sono stati dichiarati zone rosse con i Decreti di Marzo e Aprile.

Di questi oltre un centinaio sono zone nel padovano, altri 90 della provincia di Treviso, ci sono poi 43 comuni veneziani, 24 emiliano romagnoli e i restanti sono distribuiti tra le regioni del Centro e del Sud Italia. Se al termine dei lavori delle Camere si provvederà alle modifiche e si rispetteranno gli annunci il fondo sarà portato a circa 800 milioni, ma non è ancora chiaro come saranno suddivisi i contributi.

A quanto ammonta il contributo?

Tornando al contributo a fondo perduto, ecco quanto spetterà ai diversi richiedenti. Nella norma vengono individuate delle precise fasce di ricavi che andranno a stabilire anche l’importo che l’impresa o il professionista riceverà. Più precisamente nel documento le imprese e i lavoratori sono suddivisi in tre categorie in base ai ricavi:

  • fino a 400 mila euro
  • compensi o ricavi tra i 400 mila euro e 1 milione
  • da 1 milione a 5 milioni di euro

Il meccanismo con cui saranno calcolati i contributi a fondo perduto è già noto, a differenza delle modalità di domanda (deve essere pubblicato il provvedimento attuativo dell’Agenzia delle Entrate). La somma spettante alle imprese e agli autonomi sarà stabilita sulla differenza tra il fatturato (o i corrispettivi) del mese di Aprile 2020 e quello dell’Aprile 2019 applicando le seguenti percentuali:

  • 20% per i soggetti con ricavi o compensi non superiori a 400 mila euro
  • 15% per chi abbia ricavi o compensi compresi tra 400 mila euro e 1 milione di euro
  • 10% per i soggetti con fatturati o ricavi tra il milione e i 5 milioni di euro

La somma minima ricevuta da chi ha diritto a questo sostegno è di 1000 euro per le persone fisiche (diventano 2000 per i soggetti giuridici).

Modulo e domande per l’incentivo di Stato

L’unica certezza al momento rispetto alla presentazione delle domande è che dovrà avvenire per via telematica (per chi non lo avesse sarà necessario richiedere il PIN dell’Agenzia delle Entrate o far inoltrare la richiesta dal commercialista) e che il modulo sarà reso disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate, forse entro la fine di questa settimana. Per semplificare il processo di richiesta e di erogazione di questi contributi, necessari alla sopravvivenza di molte aziende, dovrebbe essere un modulo ridotto ai minimi termini e senza bisogno di documentazione allegata.

I richiedenti dovranno indicare solo la fascia di ricavi per permettere il calcolo del contributo, il proprio status (startup o impresa con domicilio nelle zone rosse, o una delle altre opzioni), i fatturati dei mesi richiesti (in autocertificazione) e l’IBAN. Sarà richiesto anche il certificato antimafia dell’azienda.

Se avete timore che possano replicarsi i problemi avvenuti con le prime richieste del bonus da 600 euro sembra che il pericolo non si corra. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha anche già detto chiaramente che non ci sarà nessun click day, i fondi non saranno quindi assegnati in base alla data di presentazione della richiesta.

Cosa rischia chi dichiara il falso

Sono già stati annunciati controlli ferrei da parte dall’Agenzia sui beneficiari e su tutte le domande. Se chi presenta l’istanza dovesse essere poi ritenuto non idoneo o se si riceverà una percentuale di contributo superiore a quella che spetta legittimamente l’ente provvederà al recupero delle somme. Si andrà anche in corso a sanzioni che potranno arrivare fino al 200% della somma erogata e con interessi del 4%. Si rischia anche un periodo di reclusione fino a 6 mesi. Per chi invece invii false certificazioni antimafia la pena è da 2 ai 6 anni di carcere.

Quando l’Agenzia delle Entrate attiverà la pagina per l’invio delle domande si avrà tempo massimo 60 giorni per inoltrare la documentazione richiesta, se si andrà oltre questo periodo non si sarà più ammessi al contributo. L’Agenzia si prenderà qualche giorno tra la presentazione della domanda e l’accettazione per effettuare le dovute verifiche, anche la Guardia di Finanza provvederà a controllare eventuali casi sospetti.