Un intramontabile classico
Ah, il trentatrèdieci: se si dovessero distillare i cellulari pre-smartphone, il campione sarebbe sicuramente lui, l’immortale alfiere finlandese, in grado di resistere senza fare una piega alle cadute più rovinose e a ostentare, sfrontato, le sue tacche di batteria anche dopo giorni dall’ultima ricarica. In un’epoca come la nostra, che si ciba di nostalgia a intervalli regolari, non poteva mancare – tra un disco in vinile e una puntata di Stranger Things – il ritorno del Nokia 3310.
Il cellulare più venduto della storia è infatti pronto a far nuovamente bella mostra di sé sugli scaffali dei negozi di telefonia, a un prezzo ridottissimo (59 euro) e, per concedere qualcosa alla modernità, con connessione 3G: una manna per chi non si è mai abituato al dominio di phablet e affini, perché per lui «il telefonino serve solo a una cosa: telefonare». Ad annunciarlo, HMD Global Oy, l’azienda che ha acquistato i diritti del marchio Nokia per la telefonia tradizionale.
E i commenti già non si contano. Se non ce l’avevate voi, a possederlo era un vostro amico, all’inizio degli anni 2000: 126 milioni di dispositivi dalla caratteristica forma bombata, compatta, leggerissima e senza antenne. 133 grammi di peso e 16 tasti in tutto (di cui 10 numerici), nessun fronzolo e quasi sempre il celeberrimo Nokia tune (ispirata al Gran Vals di Francisco Tarrega). Una concezione quasi opposta rispetto agli smartphone superaccessoriati di oggi. Ma che cos’era che rendeva così speciale il Nokia 3310?
1) La resistenza
Inutile negarlo, per molto tempo anche i più entusiasti fanboy degli smartphone più avanzati hanno avuto un 3310 come muletto. Perché non c’era caduta, urto imprevisto, retromarcia involontaria che potesse scalfirlo, tanto che qualche anno fa, su Reddit, nacque una serie di meme che ne celebravano la resistenza coi consueti modi iperbolici.
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Come un Superman precipitato dall’ultimo piano di un grattacielo, l’indistruttibile finlandese si levava un po’ di polvere dai vestiti e si rialzava. Sempre. Senza che si dovesse dare addio a due giorni di stipendio per sostituire lo schermo, o cercare cover spiritose e destinate a non far ridere più nessuno dopo due giorni.
2) La batteria
È vero, le scusanti ci sono tutte: uno smartphone oggi sfrutta tutte le potenzialità di Internet mobile, naviga su Internet, permette di godersi l’ultima serie di Netflix in altissima definizione, rivaleggia con le console in quanto a qualità dei giochi. Col 3310 telefonavi, mandavi SMS e, nei momenti ludici più inconfessabili, giocavi a Snake (altra grande nostalgia dei tempi che furono, basti pensare a Slither.io). Basta.
Ma potevi farlo per molto, molto tempo. Ben 260 ore di standby e 4 ore e mezza di conversazione senza battere ciglio, mentre oggi un popolo di wall-huggers vaga con il suo cavetto in mano (che sia micro-USB o Lightning) guardando in cagnesco chi vuole appropriarsi del tavolino più vicino a una presa elettrica.
3) La comodità
Nessun bend-gate con il 3310, nessun dibattito se si dovesse usarlo con una mano sola o con due, nessun acquisto di jeans con tasche larghe «perché altrimenti non so dove mettere lo smartphone». Il gioiellino Nokia misurava 11 centimetri per meno di 5, con uno spessore di poco più di 2 centimetri. A differenza dei suoi contemporanei, non aveva antenne esterne, sempre piuttosto scomode, ma era tutto compreso nella sua sagoma solida, robusta e molto maneggevole.
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4) La semplicità
Da «Mi è sparito Google» fino a «Che cosa sono tutte queste notifiche?», gli smartphone moderni continuano a mietere vittime soprattutto fra chi non è particolarmente portato verso le novità digitali. Oggi avere uno smartphone significa sottoporlo ad aggiornamenti continui, spesso a ritmi insopportabili, e aprire un semplice menu “Impostazioni” significa aggirarsi disperati tra opzioni incomprensibili alla ricerca di quella rilevante, prima di rinunciare. L’interfaccia del Nokia 3310 era spartana, certo, ma ogni cosa era sempre al suo posto, in due o tre passaggi.
5) La ricezione
In molti avevano storto il naso, vedendo che il nuovo Nokia non presentava le lunghe antenne estraibili (i primi pezzi che, regolarmente, si rompevano in un cellulare) della concorrenza. Prenderà poco, dicevano. Al contrario: il 3310 aveva una ricezione perfetta anche nei luoghi chiusi, un miraggio quando oggi dobbiamo incollarci alle finestre o riavviare per veder comparire il fatidico simbolo “3G”, “4G” o, perlomeno qualcosa di diverso da “Nessun servizio”.
Il primo aprile del 2014, Nokia giocò un pesce d’aprile annunciando l’uscita di un nuovo smartphone basato sul 3310, il “Pureview”, con Windows 8 e fotocamera da 41 (1) Megapixel. In molti risero. A meno di tre anni di distanza, quello scherzo è diventato realtà: e la tentazione di trarne una morale è davvero troppo forte.