La posizione contro le strategie di vincolo
Nuova tappa della strategia social di Iliad Italia, grazie al suo giovanissimo CEO, Benedetto Levi. Il primo tweet del manager ventinovenne – alla guida di quello che dovrà essere l’operatore low cost di telefonia mobile che, sull’esempio francese, spariglierà il mercato – è il link alla sua intervista a La Stampa, dove torna a parlare dei tentativi da parte degli altri operatori di bloccare l’ingresso di Iliad.
«Gli altri operatori stanno cercando di metterci i bastoni tra le ruote, ma siamo decisi. Vogliamo essere protagonisti e abbiamo progetti di lungo periodo», ha dichiarato Levi a Giuseppe Bottero, indicando soprattutto nella strategia di vincolare i clienti per più mesi – pratica assai comune in Italia, soprattutto se si vuole approfittare di offerte particolarmente convenienti dal punto di vista del canone – uno dei mezzi con cui da Vodafone a TIM si cerca di ostacolare l’ormai imminente arrivo di Iliad, che con Free Mobile in Francia offre minuti e SMS illimitati a prezzi da record, oltre a un quantitativo di GB per Internet mobile molto superiore a tutte le promozioni nostrane.
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Una rete non virtuale per la telefonia mobile. E tariffe mensili
Il battagliero Levi («hanno paura, e fanno bene ad averla») ha anche indicato alcuni punti della strategia di Iliad per il lancio italiano: «arriveremo con tariffe più basse, e soprattutto trasparenti, ma senza sacrificare la qualità. Però basta con le bollette a 28 giorni e con le incertezze su quanto si paga davvero alla fine del mese». Dopo aver negato i ritardi, attribuendo a rumors mai ufficializzati le notizie dei mesi scorsi su un ingresso imminente nel mercato, Levi ha confermato che l’offerta di Iliad riguarderà prima di tutto i servizi mobili, chiamate e dati, mentre il fisso «arriverà più avanti».
Come già in passato, la strategia comunicativa di Iliad si concentra anche nel ricordare che l’operatore non è virtuale, ma si appoggia su una sua infrastruttura, di cui sono parte integrante anche le 5.000 antenne acquistate da Wind e 3, costrette a vendere parte della propria rete dopo la fusione per ordine dell’antitrust. Questo dovrebbe significare l’assenza dei problemi e del servizio “di seconda mano” che a volte i MVNO offrono ai loro utenti, a fronte di un canone molto basso.
Levi ha anche parlato dei dipendenti («un centinaio, stiamo crescendo», con sede a Milano, Roma e una decina di altri uffici) e, interrogato sulle difficoltà dell’Italia delle startup, ha dichiarato: «La creatività non manca, lo spirito imprenditoriale neppure. Forse negli anni passati non c’era un ecosistema, oggi sì, con esempi come Talent Garden e Satispay che hanno un impatto a livello internazionale».