Nel nostro Paese i pagamenti elettronici stentano a decollare. Rispetto ai Paesi del Nord Europa e agli Stati Uniti il gap nell’uso della moneta digitale è molto evidente. Uno dei motivi potrebbe essere legato alla mancanza di chiarezza sui costi dei POS.
Lo confermerebbe anche lo studio commissionato da Jusp, la start up guidata da Stefano Calderano specializzata nel campo del mobile payment. Secondo i risultati, su circa un milione di esercenti dotati di sistema POS, il 90% non conosce i costi di questo sistema di pagamento a causa della scarsa chiarezza nelle condizioni dettate dalle banche che forniscono il servizio.
“Gli esercenti – dichiara Calderano – lamentano in particolare la mole di voci, fra costi fissi e commissioni per carte di credito e bancomat, che non contribuisce certo a dare l’immediata percezione di quanto costi ogni transazione eseguita e quale sia la differenza di offerta tra le varie banche”.
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“Il mondo POS in effetti – continua – è un residuo del vecchio modo delle banche di fare pricing, e la legge sulla trasparenza di Bankitalia non aiuta: impone infatti un’enorme quantità di documenti, tutt’altro che trasparenti e comprensibili”.
Secondo il numero uno di Jusp bisognerebbe adottare gli stessi principi e le stesse regole di trasparenza già in uso per i conti correnti, i mutui e i prestiti, in particolare introducendo, come per i conti correnti, un indicatore sintetico di costo che riassuma tutti i costi in un’unica cifra, almeno con cadenza annuale. O, in alternativa, si potrebbe prevedere un unico costo, come una commissione con percentuale fissa sulle transazioni.
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