Gli italiani e Internet: come cambiano le nostre abitudini

Il rapporto annuale del Censis è da sempre uno degli appuntamenti più importanti di fine anno per stabilire i cambiamenti intercorsi, su più livelli, nella società italiana. Una consistente parte del rapporto sulla situazione sociale del Paese – arrivato questo 2016 alla sua cinquantesima edizione – riguarda proprio la sezione «Comunicazione e media», e aiuta a comprendere quanto Internet (e, più in genere, l’economia digitale) sia entrato nelle nostre vite e lo influenzi, ormai, giorno dopo giorno.

Gli italiani e Internet: come cambiano le nostre abitudini

Lo studio We Are Social

Dati, quelli del Censis, che acquistano ancora più pregnanza se integrati con quelli della ricerca We Are Social dell’inizio dell’anno, che aveva mostrato come ormai gli account su smartphone erano cresciuti di 2 milioni rispetto all’anno precedente. In attesa dei dati sul 2016, nel 2015 l’accesso di Internet da mobile aveva fatto segnare un +5%, con il 62% della popolazione italiana in possesso di uno smartphone. Il 79% degli utenti Internet accede ogni giorno alla Rete (solo il 5% lo fa appena una volta al mese) e, tra i social, Facebook fa ancora la parte del leone, con un terzo degli utenti Internet presenti, seguito da WhatsApp, Facebook Messenger, Google+, Twitter, Instagram, Skype, Linkedin, Pinterest e Viber.

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Lo studio Censis

Ora, a quasi dodici mesi di distanza, a integrare e ad aggiornare questi dati è arrivato il rapporto del Censis, che mostra gli italiani sempre più attenti alla qualità della loro connessione e ancora più pronti a svolgere le proprie attività quotidiane coadiuvati da un’applicazione sul cellulare, sul tablet, sul laptop.

La prima riflessione è molto chiara: anche in periodo di crisi, gli italiani non abbandonano il digitale, anzi. Come sempre, quando una rivoluzione è ormai in moto basta anche solo l’inerzia a spingerla in avanti, anche considerando che si tratta di una dimensione in grado di far spendere meno di un tempo, con gli acquisti online (anche dall’estero) che permettono di risparmiare parecchio denaro.

Se una televisione ce l’hanno e la guardano ancora quasi tutti (il 97,5% della popolazione), a segnare un boom sono stati i vari servizi per la televisione on demand via web, con anche la complicità di Netflix che è arrivato proprio a ottobre 2015 e che ha avuto il 2016 per diventare un attore fondamentale sulla scena, insieme a NOW TV, Premium Online, Chili e così via (su SosTariffe.it è possibile mettere a confronto i diversi servizi di tv on demand per trovare il più adatto alle proprie necessità).

Basti pensare che la mobile tv contava una decina d’anni fa, nel 2007, un esiguo 1% di spettatori, e ora è più che decuplicato all’11,2%; la web tv invece riguarda un quarto degli italiani (il 24,4%). Va notato anche che i dispositivi moderni, spesso, servono da veicoli per tipologie di trasmissione più “antica”: sono ad esempio sempre meno quelli che utilizzano una radio vecchio stampo, mentre il proliferare di applicazioni per smartphone e tablet ha portato a una crescita complessiva dell’utenza della radio da cellulare del 13,7% in 10 anni.

La crisi della stampa, che continua a far crollare le copie dei maggiori quotidiani cartacei (-26,5% dal 2007), non si fa sentire sul digitale, visto che i quotidiani online sono aumentati dell’1,9% nell’ultimo anno; in rapida discesa anche i libri di carta (-4,3%), e qui non bastano i nuovi lettori di e-book (+1,1%) a compensare. Insomma, sembra che ormai non siano più soltanto i libri a essere considerati come il medium privilegiato per imparare, studiare, approfondire: l’immaterialità dell’informazione su Internet e la presenza di un intrattenimento sempre più ricco (si pensi al numero di canali televisivi con contenuti originali rispetto al passato) stanno portando a più spettatori e meno lettori.
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La penetrazione della rete

Come va la banda larga, ora che gli investimenti degli operatori e delle istituzioni sono una realtà, anche se con qualche intoppo? Nell’anno in cui la fibra ottica italiana arriva a toccare 1 Gbit/s in alcune città come Milano, Torino, Perugia e Bologna (è il caso di Vodafone con IperFibra, lanciata poche settimane fa; TIM intanto segue con la sua sperimentazione alla stessa velocità per proporla probabilmente nel 2017), i dati sono positivi.
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La penetrazione di Internet è aumentata nell’ultimo anno del 2,8%, e l’utenza della rete, oggi, appartiene a tre italiani su quattro (il 73,7%), con una capillarità impressionante presso i giovani sotto i 30 anni (il 95,9%). Dal 2007 al 2016, secondo il rapporto Censis, la crescita dell’utenza web è stata di +28,4%. Da ricordare che per il 47,3% degli abitanti del nostro Paese, la banda ultralarga e il Wi-Fi pubblico sono un intervento fondamentale.

L’importanza delle app

There’s an app for that è stato a lungo un mantra di Steve Jobs e di chi lo ha seguito alla guida di Apple. E malgrado in effetti il mercato mondiale mandi a volte dei segnali contrastanti (il boom delle app, così come quello degli smartphone, ha toccato il suo apice qualche tempo fa e ora la crescita è meno vertiginosa), ormai i classici tap sullo schermo dello smartphone per fare un po’ di tutto sono diventati un gesto molto familiare, come può esserlo dare un’occhiata all’orologio.

Quasi metà degli utenti Internet italiani usa la Rete anche per gestire le proprie finanze, controllando in rete il conto corrente bancario (il 40,6%), con una decisa crescita anche dell’home banking (+3,8% rispetto all’anno scorso). Sul web si organizzano le proprie vacanze (per il 14,8% degli italiani) e si risolvono varie pratiche burocratiche che un tempo costavano lunghissime file (14,9%). Rilevante anche la presenza del dating online tra le abitudini per il 2% degli italiani e il 3% dei giovani, mentre quando ci si sposta in auto  non solo è ormai indispensabile fare riferimento a un’applicazione di mappe con il GPS (il 61,4% degli utenti di 30-44 anni).

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