Venerdì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato l’eliminazione del mercato tutelato dell’energia. La misura, contenuta del ddl Concorrenza, era inizialmente prevista per il 2015 ma ora è slittata al 2018.
Così, a partire dal 2018, verrebbe abolito il servizio a maggior tutela del gas e quello di energia elettrica.
“Dal mio punto di vista”, ha dichiarato Paolo Vigevano, Amministratore Delegato di Acquirente Unico, “avere altri tre anni a disposizione è un bene. Avremo modo di dimostrare ulteriormente l’utilità del nostro ruolo anche alla luce dei mutamenti a livello europeo, dove realtà assolutamente liberalizzate, come il Regno Unito, stanno facendo, per così dire, un passo indietro dotandosi di figure del tutto simili all’AU per garantire una migliore concorrenza del mercato. Eliminare il prezzo tutelato – afferma Vigevano – significa infatti privare il consumatore finale dell’energia di un’ulteriore possibilità di scelta. Accolgo quindi favorevolmente la decisione del Governo di procrastinare lo switch off”.
Durante la presentazione del volume si è parlato anche del mercato europeo dell’energia, un’iniziativa pensata nel 2007 la cui realizzazione però sembra sempre più lontana. “C’è sempre più la tendenza a riportare i sistemi energetici sotto il loro controllo”, spiega Alberto Clò, economista e curatore del libro, “questo fa si che il mercato europeo dell’energia sia più che altro una sommatoria di mercati nazionali più che un mercato unico e ho la sensazione che per lungo tempo ci sia lasciati trasportare dall’illusione di raggiungere questo obiettivo più che soffermarsi sulla realtà dei fatti”.
Finora si è dimostrato quanto le liberalizzazioni siano necessarie, ma anche le difficoltà nel raggiungere gli obiettivi di una maggiore efficienza ed equità pensati inizialmente. “La diminuzione dei prezzi dell’energia per gli utenti finali, che sarebbe stato il risultato simbolico più importante ed evidente, c’è stato solo nei regimi regolamentati e non in quelli concorrenziali”, spiega ancora l’economista.
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“Aspetto ancor più impressionante è che si comincia a parlare di povertà energetica anche in contesti avanzati come l’Europa (e l’Italia) nei quali sacche sempre più ampie di popolazione hanno difficoltà ad aver accesso all’energia per illuminare o riscaldare. E questo è il segnale evidente che la liberalizzazione ha fallito anche l’obiettivo della maggiore equità”, conclude Clò.