Il problema dello scorporo
Se ne parla da parecchio, ma finalmente lo scorporo della rete TIM potrebbe essere arrivato a una svolta: il piano presentato dall’ad del gruppo Amos Genish, salutato positivamente dal ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, porterebbe quindi all’assegnazione di rete e cavi a una società in tutto e per tutto distinta, controllata al 100% da TIM ma in grado di operare in modo autonomo.
La notizia non è interessante soltanto per gli operatori TLC, ma potrebbe avere ricadute (positive) su tariffe, offerte e utenti. Del resto è per questo che da anni si invoca un piano in grado di ridurre ulteriormente i residui del vecchio monopolio di Telecom, ponendo fine alla doppia natura di gestore della rete e fornitore di servizi al pubblico.
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Quali potrebbero essere i vantaggi per gli utenti
In primo luogo, lo scorporo della rete – portando tutti i provider “clienti” a ricevere lo stesso servizio – metterebbe fine alle controversie relative a una minore qualità rispetto alle infrastrutture utilizzate da TIM. Il concorrente diretto della nuova società, inoltre, sarebbe Open Fiber, il soggetto creato dal Gruppo Enel insieme alla Cassa depositi e prestiti per la vendita all’ingrosso: un dialogo che porterebbe effetti benefici per quanto riguarda la qualità e la copertura della rete in fibra ottica, anche perché per ora gran parte della rete di TIM è FTTC e non FTTH, come accade per Open Fiber.
Proprio per questo, la natura stessa della società, completamente focalizzata sulla rete, porterà a un incremento degli investimenti per l’innovazione.
Dall’altra parte TIM – controllata da Vivendi, uno dei più grandi produttori di contenuti al mondo – presumibilmente opererebbe proprio su questo fronte per migliorare ulteriormente l’offerta, che già vede proposte innovative come la tv on demand di proprietà TIMvision. Anche le tariffe potrebbero diventare più interessanti: lo si è visto del resto nella telefonia mobile, dove la presenza di quattro diversi operatori ha portato a una progressiva riduzione dei canoni mensili a fronte di un aumento di quanto offerto in termini di minuti di conversazione e traffico dati.
Fino ad ora, invece, il mercato della banda ultralarga ha visto un operatore – TIM, appunto – detenere più del 50% del mercato, un’anomalia che non si riscontra negli altri grandi Paesi europei.
Non sarà comunque semplice. La data in cui la proposta verrà presentata al consiglio di amministrazione di TIM è il 6 marzo (due giorni dopo le elezioni, che potrebbero cambiare molte cose). Allora si saprà se lo scorporo rimarrà una chimera, almeno per il momento, o se qualcosa sta per cambiare davvero.