Aumento stipendi docenti e pensioni di invalidità: le novità di Settembre 2021

Il Governo Draghi si muove su più fronti e al momento ci sono sul tavolo alcune questioni piuttosto urgenti e spinose: l'aumento stipendi per i docenti e la questione delle pensioni.  Gli insegnanti non sarebbero rimasti soddisfatti delle ipotesi di riconteggio dei tecnici e hanno inviato una lettera al Ministro Bianchi. Per quanto riguarda invece le pensioni cresce l'attesa per capire come sarà riformato il sistema con l'addio a Quota 100 e quali saranno le maggiorazioni per le pensioni di invalidità

Aumento stipendi docenti e pensioni di invalidità: le novità di Settembre 2021

Iniziamo da ciò che appare certo al momento sulla questione degli aumenti per i docenti e dalla riforma delle pensioni. I tecnici del Ministero dell’Istruzioni avrebbero indicato come aumento delle retribuzioni per gli insegnanti circa 107 euro medi mensili e questa condizione non è stata accolta positivamente dalle sigle sindacali e dai gruppi dei docenti. L’altra notizia sicura è l’addio a Quota 100, dal prossimo anno la riforma delle pensioni cambierà diversi aspetti nel mondo previdenziale, anzi le modifiche sono già iniziate.

Le proposte per superare Quota 100

L’idea sarebbe di superare Quota 100 ampliando la platea dei beneficiari dell’Ape sociale, cioè di una formula di prepensionamento a 63 anni per alcune categorie ben precise di cittadini. Proprio in funzione di questa ipotesi il Governo ha affidato all’ex ministro Cesare Damiano la presidenza di una commissione istituzionale sui lavori gravosi, il documento che è stato inviato al ministro del Lavoro e alle Camere contiene la proposta di integrazione di nuove mansioni individuate come impieghi usuranti a livello fisico o mentale.

Al momento l’Ape sociale è riservato ai disoccupati di lungo periodo, a chi ha un coniuge con una grave disabilità ai chi ha un lavoro usurante. In Italia al momento vengono riconosciuti come lavori gravosi 15 categorie di professioni e circa 65 mansioni, per esempio vi rientrano i lavoratori marittimi, i conciatori di pelle o chi guida una gru. Con il documento adesso nelle mani del ministro Orlando viene proposto di ampliare la lista dei lavori usuranti portano i gruppi di professioni riconosciute a 57 e le mansioni a più di 200. Le modifiche permetterebbero ai collaboratori scolastici, ai tassisti, ai falegnami, a panettieri, macellai, cassieri, commessi, magazzinieri, insegnanti di scuole elementari e molti altri di ricorrere all’Ape.

Aumenti stipendi dei docenti, le novità

Approfondiremo a breve questa novità del 2021, prima ci occupiamo dell’aumento degli stipendi dei docenti. A sollevare nuovamente la questione è stata una lettera del Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, il segretario generale di quest’associazione, l’avvocato Alessio Parente, ha infatti richiesto un incontro al ministro Bianchi.

Il motivo è discutere i conteggi dei tecnici del Governo, il rinnovo del Contratto collettivo nazionale dei docenti è sul banco da qualche tempo e secondo le notizie riportate nelle scorse settimane la cifra a disposizione per ogni insegnante sarebbe di 107 euro medi al mese. Il coordinamento presieduto da Parente vorrebbe che questo importo arrivasse a 200 euro medi mensili. Questo però non è l’unico punto riportato nella lunga missiva al ministro, tra le altre cose si chiedono:

  • nuove quote dei trasferimenti con superamento dei limiti imposti nel campo della mobilità tra scuola e PA
  • monitoraggio dell’educazione civica e nuove proposte didattiche
  • individuare docenti che si occupino di ricerca educativa
  • ricognizione su investimento banchi a rotelle
  • reinserire le materie giuridiche ed economiche nelle scuole di secondo grado
  • istituzione del difensore scolastico e dello psicologo scolastico per alunni e personale

Secondo le stime per gli aumenti di stipendio dei docenti ci sarebbero a disposizione 1,7 o 1,8 miliardi di euro in totale, questo tetto rende molto difficile poter accogliere la richiesta economica contenuta in questo documento.

Pensioni di invalidità, aumenti e polemiche

La seconda questione che sta interessando molti cittadini è l’aumento delle pensioni di invalidità. Nel Luglio 2020 la sentenza 152 della Corte Costituzionale ha stabilito che la maggiorazione a 651,12 euro per le pensioni per invalidi dovesse essere applicata a tutti i portatori di disabilità al 100% anche a coloro che hanno tra i 18 e i 60 anni e non solo agli ultra sessantenni. In precedenza a queste persone percepivano 286 euro come contributo minimo.

Per poter ricevere la pensione gli invalidi civili devono avere un reddito annuo inferiore a 16.982,49 euro se si è riconosciuti come invalidi al 100%, mentre se si è tra il 74% e il 99% il reddito dovrà essere al massimo di 4.931,29 euro. Quando si superano i 67 anni la pensione sarà “trasformata” in un assegno sociale se si è invalidi totali.

Grazie alla sentenza del 2020 ci sono alcune categorie di invalidi che possono richiedere gli arretrati degli aumenti, chi al 20 Luglio 2020 avesse già compiuto 60 anni e fosse stato riconosciuto invalido totale ha diritto ad ottenere la maggiorazione anche retroattiva.

Questo però non è l’unico punto che ha scatenato la polemica social e sulla stampa, ci sono gli invalidi civili parziali (quindi coloro ai quali viene riconosciuta una percentuale di inabilità tra il 74% e il 99%) che chiedono di poter ottenere la stessa maggiorazione dei portatori di disabilità totale. Gruppi e associazioni si sono dati da fare per portare la questione degli invalidi parziali all’attenzione del ministro per la disabilità Erika Stefani e del presidente Mattarella.

Ecco uno stralcio del comunicato diffuso dall’associazione Uguali per sempre: “Ricordiamo che l’art.38 legge 448/2001 ha previsto un incremento delle maggiorazioni sociali per garantire un reddito mensile fino a € 516,46 per 13 mensilità solamente per le categorie degli invalidi civili totali, ciechi civili assoluti, sordomuti ed inabili al lavoro (art. 2, Legge n. 222/1984) di età pari o superiore a 60, tralasciando i soggetti con un’invalidità pari o superiore al 74%. L’art. 38 della Costituzione della Repubblica Italiana statuisce i diritti degli inabili al lavoro: «Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale». È evidente, però, che i soggetti invalidi con percentuali inferiori al cento per cento e che quindi, secondo i medici, mantengono una sia pur scarsa capacità lavorativa, capacità che spesso è solo nelle buone intenzioni delle Commissioni Inps, sono nella impossibilità assoluta di mantenersi per impossibilità nei fatti ad accedere al mercato del lavoro”.

Le pensioni di invalidità, requisiti e come funzionano

In attesa che questa controversia si risolva vediamo al momento chi può ottenere le pensioni di invalidità e a quanto ammontano gli assegni.

Si deve fare richiesta all’INPS per questa formula di contributo, per poter essere riconosciuti invalidi si deve essere dei soggetti con un’invalidità riconosciuta al 100% e che abbiano tra i 18 e i 67 anni d’età. L’invalidità non è l’unico requisito per accedere questa forma di sostegno, dovrai infatti anche esser una persona in difficoltà economica per ricevere l’assegno della previdenza. Puoi ricevere la pensione se ha un reddito annuo inferiore a 16.982,49 euro.

L’importo della pensione per il 2021 è stata riconosciuto in 287,09 euro per 13 mesi, le mensilità si conta a partire dal mese successivo alla presentazione della domanda. Questa forma di aiuto per le persone inabili non prevede il versamento di contributi o di assicurazioni da parte del soggetto che la riceve.

Possono ottenere la pensione anche i disabili parziali (tra il 74% e il 99%) se hanno versato almeno 5 anni di contributi (di questi almeno 3 anni devo essere stati pagati negli ultimi 5 anni).

Quando il soggetto supera l’età pensionabile, quindi i 67 anni, questa forma di contributo viene convertito in un assegno sociale per la pensione di vecchiaia e decade il requisito di reddito.