Aumenti IVA sulla patente: tutto quello che c'è da sapere

Potrebbero scattare dei pesanti rincari per chi voglia prendere la patente, una sentenza della Corte europea ha infatti chiarito che l’esenzione applicata ai servizi delle autoscuole non è valida. Anche in Italia le lezioni teoriche e pratiche delle scuole guida andrebbero tassate al 22%. Quali sarebbero le conseguenze?

Aumenti IVA sulla patente: tutto quello che c'è da sapere

In Italia gli automobilisti in genere sono preoccupati di quanto pagheranno l’assicurazione auto, dei rincari delle tariffe o di possibili guasti dell’auto.  Ed è per questo che si ricorre a strumenti come il comparatore di SosTariffe.it per poter conoscere le polizze più convenienti cercando di risparmiare il più possibile sulle spese legate all’automobile. Nessuno fino a qualche giorno fa si sarebbe aspettato di dovere aggiungere all’elenco di queste spese per l’auto anche le tasse sulle lezioni di teoria e pratica sostenute per prendere la patente.

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Quanto costa la patente B?

Facciamo due conti prima di capire meglio così stia succedendo. Per prendere la patente si spendono in media circa 800 €, anche se è difficile fare una stima precisa perché tra il Nord e il Sud i costi variano molto. A Milano solo per la parte teorica si può arrivare a spendere anche 450/500 €, mentre nel brindisi ad esempio con la stessa cifra (con un numero contenuto di guide) fino a qualche anno fa si pagavano sia teoria che pratica.

Oltre alla spesa per i corsi infatti si dovranno considerare le guide con l’istruttore. In questo caso c’è un limite minimo di ore di guida da dover sostenere prima dell’esame (sono 6 secondo le direttive del 2013). I prezzi sono veramente diversi, ci sono statistiche che stimano che a Roma la cifra media per una lezione pratica si aggiri intorno ai 30/35 per 1 ora.  I costi totali comunque leggendo le diverse ricerche pubblicate potremmo dire che oscillano tra i 700 e i 900 €, includendo anche le spese per visite mediche e costi della motorizzazione.

Si può risparmiare qualcosa, intorno ai 200 € o 100€ dipende dalla città, se si decide di tentare di fare l’esame da privatista. I costi da sostenere in questo caso quelli per le pratiche della Motorizzazione, poi ci sono le ore di pratica obbligatorie che vanno svolte con un istruttore di scuola guida, ed infine i costi dell’esame di teoria e poi di pratica.

La sentenza europea e la revoca dell’esenzione

A questi adesso bisognerebbe aggiungere l’Iva al 22%. Una delibera della Corte europea ha stabilito che le lezioni teoriche e pratiche delle autoscuole non possono avvalersi dell’esenzione che spetta alle attività di insegnamento e formazione scolastica e universitaria.

Il tutto è nato da una richiesta giunta alla Corte dalla Germania, il chiarimento richiesto da un istituto amministrativo riguardava l’applicazione di un articolo della direttiva europea che regola le esenzioni Iva per “operazioni relative all’educazione dell’infanzia e della gioventù, all’insegnamento scolastico e universitario” e “alla formazione e alla riqualificazione professionale, comprese le lezioni private impartite da insegnanti”.

La pronuncia della Corte di Bruxelles avvenuta a Marzo non era però stata il vero campanello d’allarme per le autoscuole e i consumatori italiani. Quindi perché tanto clamore adesso, sarà la domanda che vi state ponendo. Per l’interpretazione che di questa sentenza potrebbe dare l’Agenzia dell’Entrate. In risposta ad una domanda posta da un contribuente infatti l’Agenzia ha puntualizzato la revoca dell’esenzione Iva per questo tipo di pratiche e ha posto la questione sulla retroattività del provvedimento.

Le autoscuole e i consumatori italiani che hanno annunciato ricorsi e manifestazioni se sarà effettivamente applicata anche in Italia la sentenza. Nel nostro paese i servizi per il conseguimento della patente non vengono tassati dal 1973, quando fu approvato il decreto 633 che ne ha sancito il diritto all’esenzione.

Prendere la patente potrebbe costare più di 1000 €

I problemi sono due quindi. Il primo di cui abbiamo già parlato è il rincaro, anche piuttosto importante, delle spese complessive da sostenere per conseguire la patente B. La Codancons ha stimato che con l’Iva al 22% un utente medio potrebbero arrivare a spendere anche 1200€ per prendere la patente di guida. Altre ipotesi sono un po’ meno care, ma comunque quasi nessuno ha calcolato costi inferiori ai 1000 €.

Questo potrebbe essere un prezzo proibitivo per molte persone e le associazioni di settore hanno annunciato proteste, anche di piazza.  La Confarca, Confederazione Autoscuole Riunite e Consulenti Automobilistici è stata tra le voci più critiche su questo provvedimento. Paolo Colangelo, presidente della Confarca, a proposito della decisione europea e della possibilità applicazione in Italia ha detto: “si rischia di allontanare i giovani dalla possibilità di accedere a un corso di guida, minando seriamente tutti gli sforzi fatti fino ad oggi per la sicurezza stradale. Si trovi quanto prima un rimedio a questa risoluzione, che incide tra l’altro in maniera pesante su un settore già in piena difficoltà, sia per la crisi economica che per i disservizi che gli operatori sono costretti a fronteggiare sul territorio nazionale».

La retroattività: 3.8 milioni di pratiche coinvolte

A destare allarme, ancora più che la prospettiva dell’aliquota futura al 22% sulle pratiche delle autoscuole sarebbe la retroattività di questa sentenza europea e del pronunciamento dell’Agenzia dell’Entrate in merito alla questione. Infatti, l’interpretazione dell’Agenzia come detto non solo mette in discussione l’esenzione, ma pone dei problemi anche sul periodo da cui applicare questa revoca sui pagamenti.

In pratica il provvedimento dovrebbe interessare non solo le future pratiche per il conseguimento delle patenti, ma anche quelle già svolte tra il 2014 e il 2018. Si parla quindi di 3.8 milioni di patenti già prese dai cittadini italiani. A chi spetterebbe quindi il pagamento di questa aliquota? Potrebbero le autoscuole rivalersi sui contribuenti?

Non è ancora chiara la risposta a queste domande. La Confarca e le associazioni di categoria hanno timore che le autoscuole si ritrovino a dover farsi carico dei costi pregressi, non sapendo poi bene come poterli recuperare dagli utenti. Da parte loro le associazioni dei consumatori, Codancons e Unione Nazionale in testa, sono allarmate dalle possibili ripercussioni sugli utenti finali. Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale dei consumatori, a tal proposito ha sottolineato in più interviste e in un comunicato come: “[le autoscuole, ndr] non potranno che traslare l’Iva sul consumatore finale, ma intanto nessuno li obbliga a trasferirla in toto. Inoltre, non vorremmo che si rivalessero sui nuovi clienti per i pagamenti retroattivi”. Dona ha anche puntato il dito su quella che sarebbe una violazione dell’articolo 3 dello Statuto del contribuente che stabilisce “che le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo e le modifiche introdotte si applicano solo a partire dal periodo d’imposta successivo”.

Per le autoscuole una volta sciolto il nodo relativo al recupero dell’Iva per gli anni precedenti la sentenza non è del tutto negativa. Anzi. Per le scuole guida il cambiamento del regime fiscale attiva il diritto alla detrazione delle imposte per acquisti di beni e servizi. Questo significa che questi centri potranno scaricare i costi.