13 miliardi in più pagati dagli utenti
Facciamo un passo indietro: com’è noto, qualche mese fa gli operatori di telefonia mobile e fissa sono passati, uno dopo l’altro, dalla fatturazione mensile a quella quadrisettimanale, “rosicchiando” circa due giorni al mese, con 13 canoni imposti agli utenti invece di 12: un aumento dell’8,6%.
L’Agcom è intervenuta per dichiarare illegittimo questo cambio nella tariffazione, e oggi tutti gli operatori mobili si sono adeguati alla fatturazione a 30 giorni. Ma rimangono in sospeso i rimborsi su quanto già pagato dagli utenti, per un valore stimato intorno ai 13 miliardi di euro pagati in più per il “trucco” della bolletta a 4 settimane.
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Centinaia di milioni di euro per ogni azienda
Dopo aver fermato lo scorso 22 marzo l’aumento generalizzato delle bollette per l’8,6% da parte delle compagnie – un modo evidente per riprendersi direttamente in fattura quanto dichiarato illegittimo dall’Autorità garante – l’attenzione si è spostata sulla restituzione dell’illecito. I rimborsi automatici (pensati come “giorni gratis” offerti dalla compagnie ai propri clienti) sono stati bloccati dal Tar il 23 giugno del 2017, per aspettare le convocazioni dell’Agcom.
Il problema evidente è che la richiesta di rimborso è davvero molto onerosa per le compagnie, che al di là del merito ora si trovano in difficoltà: oltre a una multa di più di un milione di euro per TIM, Vodafone, Wind e Fastweb, ogni azienda fornitrice dovrebbe sborsare centinaia di milioni di euro.
La proposta: il ristorno in bolletta
L’Agcom ha proposto agli operatori di effettuare un ristorno nelle prime bollette, posticipando di fatto il periodo di calcolo della prima bolletta utile. Se l’interesse degli operatori infatti è quello di non pagare o perlomeno, presumibilmente, di procrastinare il più possibile, l’Autorità garante non vuole che agli utenti sia preclusa la possibilità di cambiare operatore, con l’idea che abbandonando il vecchio fornitore si perda anche il proprio diritto al rimborso. Per ora le compagnie telefoniche hanno respinto la proposta dell’Agcom, con la motivazione della mancanza di tempo utile per l’adeguamento. Vedremo se le audizioni di questi giorni porteranno a una soluzione vantaggiosa per gli utenti.