Tra smartphone, tablet e smartwatch, i processori della serie Snapdragon di Qualcomm equipaggiano oltre 1 miliardo di dispositivi in tutto il mondo. Il dominio della società statunitense con base a San Diego (California) non è (ancora) in discussione, ma Qualcomm rischia di perdere quote di mercato, si sostiene da più parti.
Qualcomm non è chiamata a guardarsi soltanto da Intel e MediaTek, ma deve fare i conti anche con quei produttori di dispositivi di elettronica di consumo che hanno scelto di realizzare architetture proprietarie e di muoversi più o meno in proprio. Due nomi su tutti: Apple e Samsung.
Apple, che per esempio ha sviluppato il chip A8 con architettura a 64 bit impiegato in iPhone 6 e iPhone 6 Plus e l’ha fatto produrre da TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company). Samsung, che per esempio ha integrato in Galaxy S6 e Galaxy S6 edge il processore proprietario octa-core Exynos 7420.
I due più recenti modelli di iPhone e i due nuovi esemplari della serie Galaxy S sono quattro dei 10 smartphone di fascia alta che non usano processori Qualcomm individuati dalla redazione di PhoneArena.
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In elenco figurano Asus ZenFone 2, spinto da un chip quad-core Intel Atom Z3580, e Huawei P8 e Huawei P8 Max, che montano un octa-core HiSilicon Kirin 930.
Ci sono poi Lenovo Vibe X2 e Meizu MX4 Pro, che si affidano rispettivamente a un octa-core MediaTek MT6595M e a un octa-core Exynos 5430.
Anche HTC, che pure ha dotato One M9 di un processore Qualcomm – lo Snapdragon 810 – ha scelto un MediaTek, nello specifico un octa-core M6795T, per il modello One M9+ destinato ai mercati asiatici.