Sono passati quasi 5 mesi dalla presentazione del nuovo Apple M1, il primo System On a Chip su architettura ARM progettato dalla casa di Cupertino e implementato, almeno per ora, solo in due Macbook (l’Air e il Pro da 13,3 pollici).
Per molti considerato una vera e propria rivoluzione, l’M1 rappresenta in effetti un nuovo corso per Apple e lo fa in grande stile, grazie a prestazioni di altissimo livello.
Non vogliamo annoiarvi con l’ennesima recensione sul Macbook Air M1: in questi mesi ne sono uscite tantissime, sia sui siti dedicati alla tecnologia che su YouTube, alcune estremamente dettagliate sulle specifiche del rinnovato laptop ultraportatile di casa Apple.
Vogliamo, invece, darvi un nostro parere sulla qualità e i punti deboli del dispositivo, così da avere un punto di vista molto più pratico e meno tecnico e didascalico di questo nuovo modello.
Chi vi scrive è un appassionato di tecnologia a 360 gradi e da una decina d’anni lavora e crea musica con un MacBook, ma non per questo disdegnando Linux e Windows.
Tuttavia le macchine Apple sono state per diverso tempo la principale, in particolare il MacBook Pro (dapprima un modello del 2009, sostituito con un Early 2015, fino ad arrivare all’Air). Passare all’Air M1 non era in progetto ma, grazie ad una vendita del vecchio Mac e di un SSD interno da 1 TB l’acquisto del laptop di ultima generazione è stato tutt’altro che “traumatico” per quanto riguarda il portafoglio.
Era necessario? In realtà ni: il MacBook Pro 2015, nonostante gli ormai 6 anni di vita, può soddisfare ancora oggi e in modo egregio tutti gli utilizzi di un utente medio, anche a livelli semi-professionali. È chiaro, però, che per operazioni più complesse, come il video e l’audio editing, la pazienza poteva essere messa a dura prova a seconda del progetto.
Dopo aver passato settimane a leggere recensioni, a guardare video dedicati e ad analizzare nei minimi particolari il Keynote di Apple di novembre, la decisione è arrivata: si passa a Macbook Air M1 da 256 GB, con 8 GB di RAM, l’entry level in assoluto. Dopo 3 mesi di utilizzo, ecco 5 punti di forza e 5 punti deboli di questo prodotto.
Partiamo innanzitutto dagli aspetti positivi del nuovo Air con processore Apple Silicon, che mi hanno convinto a mantenere il portatile dopo qualche mese di utilizzo e a permettermi di lavorare ad un nuovo livello, con un salto generazionale davvero enorme rispetto al vecchio Pro.
La cito per primo non a caso, poiché con un’autonomia del genere ci si dimentica davvero di avere a che fare con un computer, offrendo un’esperienza molto più simile a quella che si ha con un tablet.
Nei weekend, quando non si lavora o si lavora meno, basta una ricarica per arrivare senza problemi al lunedì. Davvero sorprendente e probabilmente uno dei punti di forza che ha inciso maggiormente sulla scelta.
Ormai lo abbiamo visto su recensioni e prove: l’Apple M1 gira alla grande e consente di raggiungere prestazioni impensabili su un Air fino a pochi mesi fa.
Le differenze con il Pro M1 ci sono, ma sono davvero irrisorie per un uso medio. Il cambio di passo si nota soprattutto sulle app native e su quelle già compatibili con gli Apple Silicon: apertura quasi istantanea, fluidità e stabilità.
È certamente un salto di performance enorme, soprattutto per chi, come il sottoscritto, arriva da modelli più datati (chi possiede un Intel di ultima generazione e una scheda tecnica “pompata” probabilmente non noterà differenze così abissali, anche se i numerosi confronti fatti dimostrano che il nuovo SOC ARM riesce a dare filo da torcere a macchine ben più carrozzate).
L’assenza della ventola sull’M1 è un vantaggio per molti, grazie alla silenziosità e all’efficacia della dissipazione passiva che lascia il computer assolutamente fresco o tiepido quasi ad ogni utilizzo.
La RAM da 8 GB è un taglio più che soddisfacente, anche per chi utilizza app particolarmente affamate: la gestione e il lavoro delle memorie volatili sull’M1 sono differenti rispetto ad un computer con processore e RAM “standard”, quindi non fatevi spaventare dai numeri.
NB: In questi ultimi mesi si è parlato di una possibile degradazione anticipata degli SSD degli M1 con un uso intenso e continuo, tanto da spingere molti a consigliare il modello con più RAM per evitare l’uso massiccio della Swap nel disco di archiviazione.
Per ora il problema è circoscritto a poche centinaia di casi e si ipotizza che sia addirittura un errore del software di controllo dello stato di salute dell’SSD, non ancora compatibile con la nuova architettura. Attualmente, dopo circa 3 mesi di utilizzo, lo stato di salute dell’SSD del mio Mac è perfetto, pur con un intenso utilizzo quotidiano.
Non tutte le applicazioni sono ancora ottimizzate per l’Apple Silicon: tuttavia è possibile comunque installare e utilizzare quasi tutte le applicazioni sviluppate per Intel senza particolari problemi. Alla prima installazione vi verrà richiesto di installare l’ormai noto Rosetta 2, un emulatore che si occuperà di ricompilare automaticamente il programma e di farlo funzionare anche sul Mac M1.
Tra le varie recensioni viene evidenziata un’attesa più lunga rispetto alle app già compatibili alla prima apertura: probabilmente è così ma per chi, come il sottoscritto, arriva da un computer non proprio recente, le differenze sono quasi impercettibili.
Il fallimento delle precedenti tastiere con meccanismo a farfalla sui Macbook è servito a qualcosa: i nuovi modelli montano senza dubbio una delle migliori tastiere in assoluto su un laptop e non perdono un colpo.
Non a caso molte testate di settore includono l’Air M1 tra i migliori portatili per writers e giornalisti. La corsa dei tasti è breve ma non fastidiosamente corta: il feedback è piacevole e dona un senso di comodità anche durante una lunga sessione di scrittura.
Insomma: il MacBook Air M1 è il portatile perfetto? Assolutamente no: nonostante i numerosi punti di forza e l’eccezionale lavoro del nuovo SOC di casa Apple, ci sono diversi aspetti tutt’altro che positivi di cui tener conto.
Sia l’Air che il Pro M1 hanno solo due porte Thunderbolt / USB 4, in entrambi i casi poste una accanto all’altra su un lato del computer: una scelta insufficiente per un utilizzo completamente “pro”, in particolare se si necessita di dispositivi esterni, schermi (per i display, inoltre, c’è il limite ad 1 solo schermo esterno collegabile), interfacce audio/video, etc….
È vero, stiamo parlando di un computer “entry level” ma, francamente, una Webcam a 720p è una scelta incomprensibile e ingiustificabile, soprattutto oggi: fare smart working e didattica a distanza è sicuramente possibile, ma la qualità video non è all’altezza della qualità generale del prodotto e del prezzo con cui viene venduto.
Chi vuole di più su questo fronte, quindi, dovrà necessariamente puntare su dispositivi esterni (porte libere permettendo…).
Una delle funzionalità più pubblicizzate dei nuovi Mac M1 è stata quella di poter installare e utilizzare le applicazioni dagli store di iOS e iPadOS, ovviamente tenendo conto dei limiti legati all’assenza del touch sui computer.
Sebbene diversi software siano installabili, mancano quelli più interessanti, come ad esempio i client dei social più utilizzati, player audio/video particolarmente noti e molto altro.
Se da una parte è comprensibile che gli sviluppatori non vogliono rendere disponibili le proprie app su entrambe le piattaforme per motivi tecnici o prettamente commerciali e che Apple voglia impedire pratiche illegali, la tanto sbandierata compatibilità e usabilità dei programmi MacOS/iOS/iPadOS sull’M1 lo è certamente meno.
Trattandosi di un’architettura nuova, non si è esenti da problemi e bug: ad esempio, a volte il Wifi smette di funzionare o sembra che il Bluetooth voglia fare a pugni con il Wireless, facendo saltare l’una o l’altra connettività.
Fortunatamente stiamo parlando di problemi che si verificano raramente e che possono essere risolti in qualche modo, ad esempio con un riavvio della macchina o semplicemente disattivando e riattivando alcune funzioni.
C’è anche la certezza/speranza che gran parte dei bug siano di natura software e che possano essere risolti con il rilascio degli aggiornamenti.
L’ultimo punto debole non è legato alle specifiche del computer ma alla compatibilità dei software non Apple con la nuova architettura. Rosetta 2, come avete potuto leggere tra i punti di forza, è veramente un piccolo, grande miracolo e riesce a far girare quasi tutto.
Quel “quasi” è legato a software poco diffusi e soprattutto a plugin che vengono utilizzati anche su app native, come ad esempio i nuovi Final Cut Pro, GarageBand e Logic Pro: prima di passare ad un M1, quindi, fate una ricerca online per vedere se i software e i plugin di cui avete bisogno girano bene sui nuovi Mac, nativamente o con Rosetta 2. Tra i servizi che possono darvi una mano sulla ricerca date un’occhiata al sito isapplesiliconready.com.
Insomma, conviene acquistare un Macbook Air M1 oppure no? A mio parere si, soprattutto per chi fa un utilizzo medio del computer o chi necessita di una macchina abbastanza potente per svolgere operazioni particolarmente avanzate (non quotidianamente). Il nuovo super portatile di Apple è una garanzia in termini di performance e velocità ed è un piacere usarlo.
Online sono in tanti a consigliare di attendere i prossimi SOC (M1X o M2) per evitare di fare da “beta tester” più o meno volontariamente ai nuovi M1.
Credo si tratti di una visione errata, che non tiene conto dell’esperienza di Apple sul settore: la prima generazione degli Apple Silicon non è un salto nel vuoto, ma un traguardo raggiunto dopo un lungo lavoro di sviluppo, progettazione e perfezionamento fatto dal gruppo in questi anni, prima su mobile (con iPhone e iPad), ora su laptop (e presto, forse già da quest’anno, anche su desktop).
L’Air M1 è un prodotto affidabile, che soddisfa gran parte delle esigenze di un utente e che offre tanto in termini di stabilità, autonomia e prestazioni.
È molto probabile che le prossime generazioni saranno migliori e più mature, come qualsiasi altro prodotto lanciato successivamente: lo stesso ragionamento, però, potrebbe essere fatto anche con i prossimi M1x, con gli M2, gli M3 e così all’infinito.
E inoltre, chi può garantire che i prossimi modelli siano privi di difetti, nonostante una maggiore maturità a livello di SOC? Anche le tastiere a farfalle arrivate con i modelli 2016 venivano inizialmente presentate come un aggiornamento e un miglioramento rispetto al passato: sappiamo tutti com’è andata a finire.
I bug ci sono, ma non sono così gravi da sconsigliarne l’acquisto, Rosetta 2 garantisce a gran parte degli utenti la compatibilità con i software necessari e, inoltre, l’autonomia e le prestazioni sono ottime, ben superiori all’Air 2020 Intel e che riesce addirittura a competere in alcuni aspetti con MacBook Pro dotato di processori da top di gamma.
I punti deboli segnalati non intaccano il lavoro che andrete a fare con il computer o lo influenzeranno pochissimo? Allora è probabilmente una delle migliori scelte d’acquisto che possiate fare su questa fascia di prezzo, ancora meglio se provenite da modelli di qualche anno fa. Se, invece, lavorate con programmi e plugin specifici che difficilmente verranno supportati in breve tempo, se il vostro utilizzo necessita anche di Windows (non ancora installabile nativamente su queste macchine) o se volete evitare di lanciarvi nella prima generazione dell’Apple Silicon, allora è consigliabile attendere l’arrivo dei prossimi processori, con la speranza che i computer che li monteranno siano degni eredi, non solo dal punto di vista prestazionale, di questo più che riuscito prodotto.
Veramente cortesi e disponibili . Consigli disinteressati e precisi . Veramente un ot...
Giuseppe