Pare non esserci fine agli aumenti delle bollette di luce e gas in Italia e in tutta Europa, a causa della guerra tra Russia e Ucraina e all’impennarsi del prezzo della materia prima. La situazione, iniziata ancora prima del conflitto per la ripresa delle attività dopo la pandemia, è senza precedenti: moltissime aziende, che si sono viste quasi decuplicare le bollette in pochi mesi, stanno decidendo di interrompere la produzione anche in presenza di un buon numero di ordinativi.
Non va certo meglio per le famiglie italiane che si trovano di fronte a fatture per le forniture del tutto fuori budget: se gli aumenti assoluti sono più bassi, visto il minor quantitativo di materia prima necessario per un’utenza domestica, si parla comunque di bollette raddoppiate. Ma al momento qual è il costo delle bollette di luce e gas in termini assoluti?
Per sapere quanto costano le bollette di luce e gas oggi bisogna ricordare prima di tutto che la materia prima, ovvero il gas e l’energia elettrica, è solo una parte della bolletta, che di solito incide per una cifra fra un terzo e le metà del totale; oggi questa percentuale è molto più alta proprio per via degli aumenti.
Le altre voci che fanno parte delle bollette sono la spesa per il trasporto e per la gestione del contatore, la spesa per gli oneri di sistema – che il Governo italiano ha azzerato negli ultimi mesi per far fronte alla situazione – e in più l’IVA e le accise. Ancora per quest’anno, infine, la bolletta della luce comprende anche l’abbonamento alla televisione per uso privato.
È necessario poi far presente che sapere quanto costano le bollette di luce e gas presuppone in primo luogo che si sappia se l’offerta è relativa al mercato libero o quello tutelato. Nel primo caso, infatti, il fornitore del servizio opera in regime di libera concorrenza e quindi ha la possibilità di stabilire il prezzo in piena autonomia, e proprio sulla convenienza della sua offerta si baserà la sua strategia di conquista del cliente; nel mercato tutelato, invece, il prezzo dell’energia e del gas è stabilito su base trimestrale dall’ARERA, l’Autorità del settore, tenendo conto dell’andamento di specifici mercati.
Proprio l’ARERA da ottobre non userà più come riferimento le quotazioni del TTF, il Title Transfer Facility, ovvero il principale mercato per gli scambi di gas con sede ad Amsterdam, molto influenzato dalla speculazione degli ultimi mesi; si passerà invece a basarsi sul PSV, il Punto di Scambio Virtuale, ovvero la borsa del gas italiana. Cambierà anche la periodicità con cui verranno stabiliti i prezzi per il mercato tutelato, non più ogni tre mesi ma ogni mese. Proprio gli aggiornamenti più frequenti permetteranno alla bolletta di riflettere più fedelmente l’andamento dei prezzi, e quindi – è questa la speranza – ridurre subito il prezzo del gas non appena questo migliorerà a livello internazionale.
Offerte Luce in evidenzaOfferte Gas in evidenzaNella tabella qui sotto è possibile vedere il costo dell’energia per la tariffa regolamentata ARERA relativa ad agosto 2022:
Fascia oraria | Prezzo dell’energia |
F0 | 0,276 €/kWh |
F1 | 0,294 €/kWh |
F2 e F3 | 0,267 €/kWh |
La fascia F0 è in realtà una fascia “fittizia”, e sta a indicare il costo dell’energia tutti i giorni e in qualsiasi ora per le offerte monorarie. F1 è invece quella delle ore di punta, ovvero dalle 8 alle 19 dal lunedì al venerdì, escluse le festività nazionali. Le ore intermedie (F2) vanno dalle 7 alle 8 del mattino e dalle 19 alle 23 della sera dal lunedì al venerdì, e in più dalle 7 alle 23 del sabato, escluse le festività nazionali. Infine, la fascia F3, quella delle ore fuori punta: queste vanno dalle 24 alle 7 e dalle 23 alle 24 dal lunedì al sabato, più la domenica e i festivi in tutte le ore della giornata.
Per quanto riguarda invece il costo del gas nel mercato tutelato, questo è pari, nel terzo trimestre del 2022, a 1,08 euro/Smc.
È chiaro che finché la guerra tra Russia e Ucraina non arriverà a una conclusione, e i rapporti internazionali tra le potenze del pianeta rimarranno molto tesi, la situazione non potrà migliorare in modo significativo. Le misure che l’Italia finora ha introdotto – tra cui il bonus sociale per chi ha un ISEE inferiore ai 12.000 euro, o ai 20.000 in caso di famiglie con più di tre figli – vanno nella direzione giusta, ma perché molte di esse abbiano un effetto concreto ci vorranno probabilmente anni. Si pensi ad esempio agli ulteriori incentivi per le rinnovabili, che porteranno progressivamente a una minore dipendenza dal gas russo.
Più a breve termine ci sono gli accordi con altri Paesi – come l’Algeria – in grado di fornire il gas non più importabile dalla Russia, ma questi non sono ancora sufficienti per raggiungere l’autonomia.
Un altro punto è quello legato ai rigassificatori il cui compito è riportare il gas liquido (GNL) utilizzato per il trasporto marittimo, e quindi in arrivo ad esempio dagli Stati Uniti, allo stato gassoso, cioè quello necessario per il trasporto via terra e, ovviamente, per il consumo finale. In Italia attualmente ci sono tre rigassificatori in funzione, a Panigaglia, a Porto Viro e a Livorno; il quarto, quello di Piombino, è al centro della campagna elettorale, visto che i partiti si sono espressi in maniera differente sulla necessità di realizzarlo, e di farlo proprio lì.
La misura chiesta più a gran voce in queste settimane, mentre ci stiamo avvicinando a un autunno e soprattutto a un inverno prevedibilmente difficili, è il tetto al prezzo del gas, un provvedimento che mira a impedire un aumento senza fine dei prezzi della materia prima ma che è efficace solo se adottato a livello comunitario e non nazionale.
Per questo si sta discutendo in sede europea su come articolare la misura, dopo che le nazioni più scettiche sull’intervento, come ad esempio la Germania, hanno mostrato una maggiore apertura per contrastare una situazione che sembra sempre più fuori controllo.
Se i motivi degli aumenti del costo del gas sono facilmente intuibili guardando la situazione geopolitica internazionale – la Russia, come detto, è il Paese da cui l’Italia ha sempre importato la fetta più grossa del gas necessario a soddisfare il proprio fabbisogno, e sta chiudendo le forniture in risposta alle sanzioni per il conflitto in Ucraina – può essere meno chiaro il perché degli incrementi per le bollette della luce.
È vero che una parte rilevante dell’energia elettrica che viene prodotta deriva proprio dal gas, ma si tratta di una percentuale abbastanza bassa per chi si basa molto sulle energie rinnovabili, come l’Italia, e quindi ricava l’elettricità dal solare, dall’eolico e dal geotermico.
Per questo si sta chiedendo in modo sempre più insistente (da parte di Italia, Francia, Spagna, Romania, Francia, ma anche gli altri Paesi Ue si stanno unendo) il decoupling, ovvero lo sganciamento del prezzo dell’energia da quello del gas, a cui attualmente – in base a un modello che risale a qualche decina di anni fa, e che in situazioni normale funziona in modo efficiente – è legato in modo diretto. In questo modo il prezzo dell’energia dovrebbe diminuire o perlomeno non aumentare in modo così vertiginoso come quello del gas.