Quanto dura il pignoramento del conto corrente?

Aggiornato il: 11/06/2020
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 11/06/2020

Com’è cambiata la procedura di pignoramento del conto corrente e quanto può durare il prelievo forzoso per restituire somme ai creditori? Una guida completa a questa operazione e agli aggiornamenti introdotti dalla Manovra di bilancio, dalla creazione della nuova Agenzia per la riscossione e dai decreti per l’emergenza coronavirus


come sbloccare un conto corrente bloccato

La pandemia scoppiata nel 2019 ha avuto effetti in tutti i campi della vita quotidiana dei cittadini e anche le pratiche fiscali e tributarie si sono adeguate ai nuovi tempi e problemi creati dal Covid-19. Tra le disposizioni del Governo è stata deliberata ad Aprile anche una sospensione delle cartelle esattoriali e quindi dei pignoramenti.

Una misura temporanea decisa per permettere ai tanti lavoratori o imprenditori che hanno subito perdite importanti nei mesi dell’emergenza sanitaria di rimettersi in piedi. Il blocco degli accertamenti fiscali e dei procedimenti di riscossione dei crediti, secondo le ultime disposizioni, andrà avanti almeno fino al 31 Agosto 2020, dopo di che si dovrebbe tornare a rispettare le scadenze e a pagare i piani di rientro dei debiti.

Cos’è il pignoramento dei conti correnti e come funziona

Il pignoramento del conto corrente è un procedimento che serve ai creditori per poter recuperare i debiti attraverso un prelievo diretto delle somme. Si ricorre a questa misura quando l’utente non è in possesso di beni (sia mobili che immobili) a garanzia del debito. Le norme che stabiliscono in dettaglio le operazioni di questo genere sono contenute nel Codice di procedura civile dall’art. 491 in poi.

Ci sono due possibili scenari rispetto all’applicazione di questa procedura: la prima ipotesi è quella in cui sul conto del debitore sia presente una cifra che copra l’importo del debito; l’altra è che in banca o alle Poste ci sia una somma inferiore a quanto dovuto al creditore.

Nel primo caso il giudice può decidere di girare l’intero importo del credito dal conto del debitore a quello del creditore o dei creditori e disporre la chiusura del conto in oggetto. Nel secondo caso è prassi comune che ci si rivalga con una serie di prelievi sullo stipendio o la pensione che vengono accreditati sul conto corrente.

Perché il pignoramento possa avere il via occorre che un giudice emetta un provvedimento, la procedura parte quando un ente, un istituto di credito o un cittadino si rivolgono all’autorità per ottenere la restituzione delle somme. Una volta che il giudice emette l’atto la banca o le Poste devono procedere al blocco del conto, per questi enti si tratta di un obbligo di legge a cui non possono sottrarsi.

Com’è cambiata la legge dal 2017

Il Decreto legge 193/2016 ha modificato alcuni passaggi fondamentali rispetto a questa pratica di recupero crediti. Con questo provvedimento infatti è decaduta Equitalia e i compiti dell’ente sono passati ad essere di pertinenza dell’Agenzia delle Entrate, che è stata quindi denominata Agenzia delle Entrate-Riscossione.

La modifica permette che l’Agenzia delle Entrate possa accedere alla banca dati dell’anagrafe tributaria e ai database dell0Inps e degli altri enti assistenziali. In questo modo i controlli sugli utenti e le eventuali manovre di blocco sono diventati più snelli e immediati.

Il pignoramento presso terzi non ha una durata prestabilita, ma si esaurisce quando l’intero debito viene estinto o in un’unica soluzione o, come dicevamo, con piccole rate su stipendio, TFR o pensione. Per i pignoramenti sui conti correnti ci sono differenti modi di esecuzione.

Quando viene bloccato il vostro conto corrente

Nel caso in cui il conto corrente del debitore risulti in rosso, il conto verrebbe bloccato e tutte le somme accreditate sarebbe prelevate per saldare l’importo dovuto.

C’è poi la possibilità che sul vostro account ci siano dei soldi e che la somma sia esattamente uguale al credito che dovete o inferiore alla cifra del debito. In questo caso il conto sarà bloccato, ma potrete ricevere dei bonifici. Le somme accreditate prima dell’udienza sarebbero però temporaneamente inservibili.

L’ultima ipotesi è che il conto sia in positivo e che contenga una cifra superiore a quella richiesta dai vostri debitori. Se vi trovate in questa situazione la somma da restituire sarà congelata e pignorata, ma avrete libero accesso agli importi eccedenti e potrete ricevere bonifici.

Pignoramenti degli stipendi e dei conti, che differenza c’è

C’è una differenza di applicazione delle norme se il debitore è un dipendente o un pensionato. Per questi utenti la legge prevede che il creditore possa pignorare solo una parte dei fondi presenti sul conto. La normativa impone un blocco sulle cifre dei pignoramenti che corrisponde a 3 volte la cifra prevista dall’assegno sociale.

Nel 2020 l’INPS per questo strumento di supporto per i cittadini in difficoltà ha stabilito la somma di 459.83 euro. Ai fini del pignoramento dunque la soglia di credito sui conti che non può essere soggetta al provvedimento è di 1.379,49 euro.

C’è anche un’altra condizione che tutela questi cittadini in caso di pignoramenti, un tetto massimo nella somma che può essere prelevata. Il debito sarà restituito con prelievi che non potranno superare un quinto dello stipendio o della pensione.

I dettagli sulle procedure dei pignoramenti prima del 2017

Fino al 1° Luglio 2017 le fasi che precedevano l’atto di congelamento del conto erano diversi e permettevano ai cittadini interessati dalla misura di prendere del tempo prima di vedersi bloccare i conti. In particolare, quando si inizia una procedura di recupero dei crediti era necessario:

  • Ottenere una notifica dell’atto esecutivo

  • Presentare notifica che intimava il debitore al pagamento entro 10 giorni dalla notifica dell’atto

  • Poi si presentava una notifica del pignoramento sia all’intestatario del debito che alla banca o alle Poste dove era registrato il conto. La notifica era per un importo pari alla somma indicata nell’atto del giudice + il 50%

Solo a questo punto l’istituto di credito o le Poste potevano procedere al blocco delle somme e alle successive manovre per poter versare le somme pignorate dal conto del debitore a quello dei debitori.

Il blocco dei conti per debiti con il Fisco

Con le modifiche del 1° Luglio 2017 chi dovesse essere raggiunto da cartelle esattoriali e da disposizioni di pignoramento delle somme dovute al Fisco sarà automaticamente soggetto al pignoramento degli importi. In pratica questo significa che il recupero dei crediti fiscali non necessita dell’autorizzazione del giudice.

La nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione può notificare la cartella è quel documento è pari all’atto del giudice, quindi non si dovranno più attendere tutti i passaggi e i tempi tecnici illustrati poco fa per poter accedere al conto e bloccare gli importi.

Quanto dura il pignoramento dei conti correnti

La richiesta del pignoramento, inoltre, potrà essere indirizzata alla banca o alle Poste anche prima che ne sia informato il cittadino. L’Agenzia potrà procedere alla riscossione se dopo 60 giorni dalla notifica della cartella l’utente non avrà ancora pagato quanto dovuto.

Se entro i termini il cittadino non ha provveduto al pagamento il Fisco potrà chiedere all’istituto presso cui è aperto il conto di versare l’importo del debito nelle casse dello Stato. Sui tempi di durata del provvedimento di pignoramento una volta attuato il blocco i tempi dipendono dal piano di rientro del debito. Non c’è quindi una tempistica univoca e precisa per tutti i casi.

Se nell’arco dei due mesi in cui si avrà ancora accesso alle cifre sul proprio conto si dovessero emettere assegni si potrà essere protestati se saranno incassati dopo che il provvedimento del pignoramento. Se dovesse succedere avrete 60 giorni prima che siate iscritti nel registro dei cattivi creditori.

Quando un utente viene registrato in questi elenchi le informazioni vengono raccolte e trasmesse alla Centrale Rischi di intermediazione finanziaria, la CRIF. Questa società monitora e immagazzina le informazioni dei debitori con il Sistema di Informazioni creditizie (SIC) e poi le usa per fornire le valutazioni dei profili di chi richiede prestiti o finanziamenti.

La svolta nei controlli

La modifica più importante introdotta dal decreto 193/2016 riguarda le verifiche delle informazioni fiscali e tributarie degli utenti. Con il nuovo sistema l’Agenzia può collegarsi direttamente ai principali database per verificare in modo immediato e senza intermediari i movimenti e i dati che interessano i casi di pignoramento.

L’accesso diretto ai dati dell’anagrafe tributaria è stato un passo importante, sia nei casi di pignoramento che in quelli di evasione fiscale. Questo database è un pozzo di informazioni tra quelle sui libretti di risparmio ai dati sulle giacenze medie dei conti e sulle movimentazioni di spesa. Tramite questo canale si possono conoscere anche le operazioni di bonifico o di investimento.

Cosa possono fare gli utenti per difendersi?

Non ci sono molte strade per ostacolare questi procedimenti. Per non essere costretti a pagare tutto il debito in una sola soluzione i cittadini hanno un’unica arma: la rateazione degli importi. Come abbiamo spiegato, se sul conto dovessero essere presenti risorse sufficienti la legge prevede che il Fisco o i creditori possano ottenere il blocco del conto e il pagamento degli importi che gli spettano.

Se volete evitare che ciò avvenga dovete utilizzare i 60 giorni concessi dalla legge tra la notifica dell’atto esecutivo e il successivo pignoramento per fare richiesta di dilazione del debito. In questo modo potrete concordare un piano di rientro e pagare a rate quanto dovuto.

Il vostro conto resterà bloccato (nelle modalità che vi abbiamo descritto) finché l’ente o il creditore non accetterà il piano di ammortamento e fino a che non verserete la prima rata.

Gli ultimi aggiornamenti del Decreto Liquidità

La guida illustra quelle che sono le condizioni delle procedure in casi ordinari. Da quando è scoppiata la pandemia da coronavirus il Governo ha previsto degli interventi specifici per cercare di aiutare i cittadini e le imprese in difficoltà.

Il Decreto Rilancio contiene diverse misure riguardo alla riscossione di tributi e cartelle esattoriali. Secondo quanto previsto nel provvedimento i pignoramenti degli stipendi saranno sospesi fino al 31 Agosto 2020, sono inoltre state prorogate le scadenze fiscali e delle rottamazioni dei debiti. L’Agenzia delle Entrate ha anche bloccato l’invio di cartelli e accertamenti.

La sospensione stabilita per i pignoramenti sarà retroattiva anche a quegli atti avvenuti prima della pubblicazione del Decreto di Aprile, ma solo per i casi di atti di pignoramento degli stipendi. Coloro che avessero dunque subito un blocco dei conti potranno ottenere lo sblocco e avranno accesso alle somme in precedenza congelate. Nel Decreto è citato esplicitamente che la sospensione riguarda solo i pignoramenti degli stipendi.

Per i provvedimenti sui conti correnti vale invece il blocco tra l’8 Marzo e il 31 Agosto, ma gli atti precedenti alla data del lockdown restano attivi. Sono momentaneamente sospesi per tutti invece i piani di pagamenti a rate per debiti verso l’Agenzia delle Entrate.