Che cosa è lo scoperto sul conto corrente?

Aggiornato il: 22/11/2021
di Alessandro Voci
Pubblicato il: 22/11/2021

Ormai da tempo i conti correnti, soprattutto da quando sono disponibili quelli online con un canone molto basso se non addirittura pari a zero, sono la soluzione più classica per custodire i propri risparmi, ricevere l’accredito dello stipendio e della pensione, effettuare pagamenti o investimenti.

Scoperto conto corrente

Allo stesso modo, la digitalizzazione delle operazioni bancarie ha reso più semplice e rapido per tutti gestire il patrimonio, ma in qualche caso questa velocità, unita ai tempi non sempre fulminei per gli accrediti e gli addebiti, può portare a una situazione molto spiacevole: quella cioè in cui la somma degli accrediti sul conto è inferiore a quella degli addebiti, cioè non si hanno abbastanza soldi per saldare tutte le nostre disposizioni.

È questa l’accezione più comune dello scoperto sul conto corrente, ma come stiamo per vedere non l’unica.

Cosa succede quando si va “in rosso”

Lo scoperto sul conto corrente si verifica quando non si va in saldo negativo sul conto, perché non c’è denaro sufficiente. Ipotizziamo ad esempio che si utilizzi una carta di credito per i propri acquisti, strumento di pagamento che, com’è noto, non comporta un addebito immediato; possiamo cioè comprare qualcosa e pagarlo il mese successivo, di solito al 10 del mese.

In teoria, possiamo avere anche solo 500 euro sul conto e pagare un prodotto che ne costa 1000, a differenza di quanto si fa con una carta di debito: l’importante è che al momento in cui vengono regolati i conti il saldo sia tornato sopra i 1000 euro. Se così non avviene, andiamo incontro a uno scoperto sul conto corrente, che può avere diverse conseguenze.

Altre situazioni analoghe possono essere quelle in cui c’è un addebito ricorrente – ad esempio per pagare un’utenza – e non siamo riusciti ad avere denaro sul conto sufficiente, anche solo per una dimenticanza, per pagare quanto richiesto.

Quando si viene iscritti come cattivi pagatori

Sforare la propria disponibilità – magari solo perché abbiamo spostato l’accredito dello stipendio su un altro conto corrente, ma sul primo conto rimangono comunque degli addebiti periodici – e quindi “andare in rosso” solo per qualche giorno, di norma, non è così grave.

La banca, secondo le disposizioni più recenti, è tenuta ad avvertire il correntista quando lo sconfinamento dura più di un mese; se è questione di un lasso di tempo minore e lo sforamento non è troppo consistente (sotto i trecento euro circa) di solito non accade nulla, soprattutto se si tratta di un cliente che è sempre stato un buon pagatore e magari ha il conto aperto da parecchio tempo; in questo caso è probabile che lo stesso istituto di credito, tramite un funzionario, telefoni per comunicare la situazione al correntista e gli chieda di rimediare, ripianando il debito.

Se il caso è più grave, le cose si complicano. La banca infatti è tenuta ad avvertire il cliente con un raccomandata, intimandogli l’immediato rientro nel debito; se il cliente continua a non saldare, verrà segnalato alla Centrale Rischi e al Crif come cattivo pagatore – il che comporta una serie di notevoli svantaggi, come molte più difficoltà per chiedere un prestito un mutuo – e gli verranno revocate la carta di credito, il Bancomat e il libretto degli assegni. Nei casi più estremi può anche esserci la revoca dei fidi e dei prestiti in essere.

Naturalmente il cliente che si vede recapitare questo autentico “ultimatum” dalla banca può correre ai ripari per tempo e provvedere a saldare, altrimenti tutte le disposizioni diverranno esecutive e la banca potrà procedere al pignoramento, ad esempio per beni come ulteriori conti correnti aperti presso altre banche, la casa o lo stipendio o la pensione (fino a un quinto, detratto il minimo vitale).

Un’altra fattispecie che riguarda lo scoperto sul conto corrente è il protesto, in cui si incorre quando non si ha un patrimonio sufficiente per pagare un assegno già emesso; gli assegni scoperti (e i titoli analoghi come il vaglia o la cambiale) fanno sì che venga ufficializzato tramite un pubblico ufficiale (l’ufficiale levatore) il mancato pagamento del titolo, con intimazione a saldare entro 10 giorni pena l’iscrizione al registro informatico dei protestati.

Lo scoperto di conto corrente o fido

Con scoperto di conto corrente si può definire però anche un’altra situazione, ovvero quella del fido. Si tratta a tutti gli effetti di un finanziamento che la banca concede al cliente, a patto ovviamente che questi abbia una buona reputazione creditizia: chi ricorre ad esso si vede aprire una linea di credito, cioè una somma a sua disposizione che può essere utilizzata o meno, ma che impedisce, entro la soglia concessa, di andare in rosso. In altre parole, un correntista può avere 1.000 euro sul conto e chiedere uno scoperto di conto corrente di 10.000 euro; in questo modo, se in un mese spende 5.000 euro, non va in rosso come accadrebbe di solito, ma oltre alla giacenza sfrutta i 10.000 euro della linea di credito, che scendono quindi a 6.000.

Naturalmente si tratta di un finanziamento, e questo significa che questo prestito della banca dovrà essere rimborsato da parte del correntista; quasi sempre gli interessi sono piuttosto alti e quindi lo scoperto di conto o fido è una soluzione meno conveniente, da un punto di vista strettamente economico, rispetto a un prestito classico, ma in più ha la grande comodità di costare molto poco se non viene utilizzato. Si tratta in sostanza di una specie di “assicurazione” che mette al riparo dall’impatto delle spese impreviste.

Lo scoperto di conto corrente inteso come finanziamento ha quasi sempre un canone mensile che equivale alla commissione per la messa a disposizione dei fondi; questo è un valore variabile, a seconda dell’entità del fido, e può essere al massimo pari allo 0,5% della somma concessa per trimestre. Il canone deve essere versato in ogni caso, anche se non si sfrutta il fido, e ha anche il compito di dissuadere da una richiesta di fido quando non serve.

Cosa fare quando si è segnalati per uno scoperto

Come si è visto, lo scoperto sul conto corrente, oltre a comportare l’obbligo del rimborso pena il pignoramento dei propri beni, diventa un serio ostacolo per chi vuole chiedere un finanziamento di qualsiasi genere, da un semplice prestito personale al mutuo per la casa. Questo perché il correntista in debito viene iscritto nel registro dei cattivi pagatori gestito da Crif, sistema di informazioni creditizie. Ma che cosa succede se si rimedia al proprio scoperto e si vuole riabilitare la propria reputazione presso questi organi? Si può fare, ma non è un percorso di breve durata.

Dal registro dei cattivi pagatori si viene cancellati col tempo, a seconda della gravità dell’indebitamento. Si va dai 12 mesi fino a 60 mesi dalla data di scadenza di un rapporto in caso di finanziamenti non rimborsati. Se si ritiene di essere stati iscritti nel registro dei cattivi pagatori senza una valida ragione, ci si può rivolgere alla banca o all’istituto che ha erogato il finanziamento non pagato per chiarire eventuali fraintendimenti e procedere alla cancellazione d’ufficio.

Più grave la situazione di chi subisce un protesto, che viene iscritto nella lista ad accesso pubblico del Registro Informatico dei Protestati a cura della Camera di Commercio, a disposizione di chiunque debba entrare in rapporti economici con un possibile protestato e voglia controllare la sua situazione.